The Curse Of Monkey Island (PC), scimmie in alta risoluzione

Dopo il secondo capitolo uscito nel 1992, la saga di Monkey Island rimane orfana del suo principale creatore Ron Gilbert e di conseguenza di nuovi capitoli. Questo almeno fino al 1997 quando esce il terzo titolo della saga chiamato The Curse Of Monkey Island.


Dico la verità, il primo impatto non è stato dei migliori. All'epoca ero fortemente legato allo stile grafico pixelloso delle avventure Lucas e soprattutto al look di Guybrush, mentre vederlo ad "alta risoluzione" è stato un brutto colpo, che mi ha fatto temere che il gioco non mi sarebbe piaciuto affatto.

Mi sbagliavo, e di grosso per fortuna.


La storia parte con un Guybrush alla deriva su una macchina degli autoscontri, collegandoci al finale dell'episodio precedente, e arriva nel bel mezzo di un ennesimo scontro tra Elaine e LeChuck. Dopo una sequenza iniziale indimenticabile tra pappa-libri sonori, il feroce pirata SangueAlNaso e l'apparizione di Murray, il teschio demoniaco, arriveremo al vero incipit del gioco: Guybrush dà un anello di fidanzamento ad Elaine che si rivelerà essere maledetto, trasformando la ragazza in una statua d'oro.


Il gioco verterà quindi sul riuscire ad annullare la maledizione e riuscire ad accasarsi con Elaine, ma ovviamente le cose saranno tutt'altro che semplici. Il gioco, completamente doppiato in italiano in modo decisamente buono e memorabile, offre numerosi momenti spassosi e divertenti che rimangono ancorati alla memoria del giocatore. Come di consueto, torneranno vecchi personaggi e ne incontreremo di nuovi, dando ciascuno il proprio contributo a rendere l'esperienza godibile e unica.


Nella versione originale americana abbiamo per la prima volta Dominic Armato a prestare la voce a Guybrush, e rimarrà il suo doppiatore ufficiale per tutti i giochi a seguire. Nel doppiaggio ci sono varie guest star, come ad esempio la voce di Kenny era quella di Gary Coleman, famoso protagonista della sitcom Arnold.


Con la localizzazione in italiano c'è stato un taglio nel gioco: ad un certo punto alcuni dei personaggi si metteranno a cantare in rima, una scenetta molto divertente che ha però trovato delle difficoltà di localizzazione. Sebbene la canzone sia stata inizialmente tradotta, il team ha poi deciso di tagliare quella scena da alcune versioni del gioco, inclusa quella italiana. 


Ron Gilbert non è più parte della compagnia da oramai 5 anni, ma le basi vengono rispettate e gli sviluppatori riescono a non farne sentire eccessivamente la mancanza: i canoni vengono curati, il lavoro precedente riconosciuto, l'universo narrativo segue una sua coerenza (anche se successivamente Gilbert stesso dirà che non sarebbe stata quella la strada da lui pensata, ad esempio sul rapporto tra Guybrush ed Elaine). Gli enigmi sono logici e mai casuali, anche se in un paio di casi bisogna mettercisi davvero d'impegno, ad esempio per ottenere una famosa mappa. Forse quello è l'unico enigma che utilizza un po' la moon logic, ovvero quegli enigmi che una volta risolti ne capisci la logica ma nel contempo ti fanno dire "non ci sarei mai arrivato".


Il gioco lascia decisamente il segno e si assesta molto bene in una fantastica trilogia, che segna la giusta conclusione di un arco narrativo, anche se il finale sembra un po' affrettato.

Non esiste alcun Monkey Island 4. 

Non esiste alcun Monkey Island 4.

Non esiste alcun Monkey Island 4. 


Purtroppo esiste un Monkey Island 4. Ma non so se ne voglio parlare.

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