The Neverhood (PC), enigmi di plastilina

 Credo che il mio adventure preferito non prodotto dalla Lucas Arts sia The Neverhood.


Uno dei primissimi lavori di Dreamworks Interactive, esce nel 1996 su pc e si fa notare per la sua curiosa quanto incredibile grafica: è realizzato tutto in claymotion, ovvero quel tipo di animazione con i personaggi di plastilina, molto in voga nei programmi per bambini e non solo.

Il gioco inizia senza alcuna introduzione: il nostro protagonista, Clayman, si sveglia in una stanza chiusa, affacciata su un mondo sconosciuto. Starà a noi capire chi siamo, perchè siamo lì e qual è il nostro scopo.


La narrazione del gioco è quasi del tutto muta e priva di scritte, fatta eccezione delle lettere che ci invia un tizio che si fa chiamare Willie (che ci servono per avere suggerimenti per proseguire, cose del tutto opzionali) e nel museo di storia, dove in una quantità interminabile di schermate, viene raccontata tutta la storia della creazione del mondo (di The Neverhood) dagli esordi fino all'era corrente. Anche in questo caso, è completamente opzionale leggersi tutto.

L'unica parte parlata si avrà alla fine della storia, ma anche in quel caso la narrazione visiva è così efficace che anche senza capire l'inglese, riusciremo a comprendere perfettamente quello che succede e le motivazioni dei personaggi.


L'interfaccia è estremamente semplice: si fa tutto con il puntatore del mouse e se siamo in possesso di un oggetto che potrebbe servire in una data situazione, Clayman lo userà automaticamente, così come se troveremo in giro un oggetto utile Clayman automaticamente lo raccoglierà e lo riporrà nel suo... stomaco. Gli enigmi sparsi nel gioco sono variegati, si va da enigmi ambientali a puzzle veri e propri. Inoltre, avrà alcuni enigmi strutturati in modo tale da dover per forza ricorrere a carta e penna per prendere annotazioni: lo considero un plus per questo genere di gioco ma capisco che per alcuni sia un po' "troppo" hardcore.

Per alcuni enigmi di questo genere bisogna proprio entrare nell'ottica del gioco e interpretare suoni e segni, non sarà sempre immediato e a volte ci troveremo ad andare per tentativi.


Tecnicamente il gioco è proprio bello: le animazioni sono bellissime e spassose, la colonna sonora adatta e irriverente e le cutscene fanno morire dal ridere. Indimenticabile ad esempio la reazione del personaggio quando gli si fa mangiare un fungo velenoso per tre volte.


La storia si dipana molto bene, raccontata da alcune cassette trovate, non in ordine, durante il gioco. Raccogliendole tutte riusciremo a capire chi siamo e le nostre motivazioni e potremo affrontare la sfida finale: una sfida morale che ci porterà a scegliere uno dei due finali disponibili.


The Neverhood purtroppo non ha avuto un grandissimo successo commerciale rimanendo praticamente sconosciuto al grande pubblico, nonostante questo ne è stato fatto un seguito: Skullmonkeys, che però non era più un adventure ma un platform, ed è uscito esclusivamente sulla prima PlayStation.


Il mondo di The Neverhood mi ha divertito immensamente e ci terrei davvero tanto che più persone possibile lo giocassero. Fino a un paio di anni fa, farlo funzionare su sistemi odierni era molto complicato e i risultati potevano essere davvero scarsi, con rallentamenti durante il gioco, grafica con colori sfalsati e artefatti e audio non in sincrono. Per fortuna nel 2021 è stato inserito nella libreria dei giochi compatibili con ScummVM, l'ottimo programma pensato per far funzionare le vecchie avventure grafiche sui sistemi moderni, in questo modo è possibile recuperare facilmente questo stupendo gioco.

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